Rudolf Steiner

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Estratto dal libro completo di Rudolf Steiner:rudolf-steiner-i-punti-essenziali-della-questione-sociale

1. La vita sociale del nostro tempo pone seri problemi che abbracciano tutto. Compaiono richieste di nuove strutture e mostrano che, per far fronte ai nuovi compiti, devono ricercarsi vie a cui finora non si era pensato. A seguito degli avvenimenti attuali, forse oggi trova ascolto chi, partendo dalle esperienze della vita, si deve riconoscere nell’opinione che il non aver pensato a vie ora diventate necessarie ha spinto alla confusione sociale. Alla base di una tale opinione vi sono le considerazioni svolte in questo scritto. Esse intendono parlare di quel che dovrebbe avvenire per portare verso un volere sociale conscio dei propri fini le esigenze che oggi vengono poste da una gran parte dell’umanità. Nella formazione di tale volere poco dovrebbe poi influire se a qualcuno piacciano o no tali esigenze. Esse esistono, e bisogna tenerne conto come di fatti della vita sociale. A questo devono riflettere soprattutto coloro che, in base alla personale condizione nella vita, trovano che l’autore di questo scritto, nella sua esposizione delle richieste proletarie, parla in un modo che essi non gradiscono, perché per le loro vedute in merito a tali richieste mette in rilievo troppo unilateralmente qualcosa con cui dovrebbe tener conto il volere sociale. L’autore desidera però parlare partendo dalla piena realtà della vita attuale, per quanto gli è possibile sulla base delle sue conoscenze appunto della vita attuale. Gli stanno davanti agli occhi le conseguenze tragiche che devono sorgere dal non volere vedere i fatti che si sono verificati nella vita dell’umanità moderna; anche se non si vuol sapere nulla di quel volere, bisogna comunque tener conto dei fatti.
2. Poco soddisfatte delle esposizioni dell’autore saranno in un primo tempo anche coloro che si considerano pratici della vita, almeno nel senso in cui oggi si assume il concetto di “pratica della vita”, sotto l’influenza di alcune abitudini divenute predilette. Costoro diranno che in questo scritto non parla una persona pratica della vita. L’autore crede che proprio quelle persone dovranno rivedere a fondo le loro idee, perché la loro “pratica di vita” appare loro come qualcosa che, a seguito dei fatti che l’umanità del presente ha dovuto sperimentare, si è dimostrato senz’altro un errore: proprio l’errore che ha portato in misura illimitata al destino attuale. Tali persone dovranno necessariamente rendersi conto che quanto appare loro come stravagante idealismo va riconosciuto come pratico. Anche se stimano che il punto di partenza di questo scritto è sbagliato perché nelle sue prime parti si parla poco della vita economica e molto di quella spirituale dell’umanità moderna pure l’autore, partendo dalla sua conoscenza della vita è dell’opinione che agli errori fatti se ne aggiungeranno innumerevoli altri se non ci si deciderà a dedicare un’oggettiva attenzione alla vita spirituale dell’umanità moderna.
3. Anche a coloro che nelle forme più diverse ripetono sempre la frase che l’umanità dovrebbe smettere di dedicarsi a interessi solo materiali e rivolgersi invece allo “spirito”, all’“idealismo”, non piacerà molto quel che dice l’autore di questo scritto. Egli infatti non fa molto ricorso a semplici indicazioni verso lo “spirito”, a discorsi su un nebuloso mondo spirituale. Egli riconosce solo la spiritualità che diventa contenuto di vita dell’uomo. Nel dominio dei compiti pratici della vita tale contenuto si mostra altrettanto efficace quanto lo è la costruzione di una concezione del mondo e della vita che soddisfi le necessità dell’anima. Il problema non è conoscere o credere di conoscere una spiritualità, ma che la spiritualità sia tale da mostrarsi anche nell’afferrare le realtà pratiche della vita. Essa allora appare non solo come una corrente collaterale riservata all’essenza interiore dell’anima.
4. Agli “spirituali” le considerazioni di questo scritto appariranno dunque non spirituali, ed ai “pratici” estranee alla vita. L’autore è del parere di poter servire a suo modo la vita del presente proprio perché non inclina verso l’estraneità alla vita di molte persone che oggi si considerano “pratiche”, e perché non può giustificare neppure i discorsi sullo “spirito” che creano illusioni con le parole.
5. In questo scritto il “problema sociale” è trattato come problema economico, giuridico e spirituale. L’autore crede di vedere come risulti il “vero aspetto” del problema sociale dalle esigenze della vita economica, giuridica e spirituale. Solo da questa conoscenza possono derivare gli impulsi per una sana strutturazione di quei tre campi della vita entro l’organismo sociale. In tempi più antichi dell’evoluzione dell’umanità gli istinti sociali avevano cura che quei tre campi si articolassero nella complessiva vita sociale in un modo adeguato alla natura umana. Oggi l’evoluzione è di fronte alla necessità di dover conquistare quell’articolazione mediante una volontà sociale conscia dei propri fini. Per i Paesi da considerare per tale volontà, fra il tempo antico e il presente vi è innanzitutto un’azione reciproca di antichi istinti e di coscienza moderna non ancora adeguatasi alle esigenze dell’umanità attuale. Gli istinti antichi continuano però ancora a vivere in molto di ciò che oggi si considera pensare sociale cosciente dei propri fini. Ciò rende il pensare debole di fronte ai fatti divenuti esigenze. L’uomo del presente deve svincolarsi da ciò che non è vitale, in modo più radicale di quanto molti non pensino. L’autore stima che il modo in cui la vita economica, quella giuridica e quella spirituale debbano strutturarsi nel senso di una sana vita sociale richiesta dai nuovi tempi, può risultare solo a chi sviluppi la buona volontà di far valere quanto si è appena detto. Quel che l’autore pensa di dover dire in merito ad una simile necessaria strutturazione, desidera venga sottoposto con questo libro al giudizio del presente. Egli desidera dare impulso a fini sociali adatti alle attuali realtà e necessità della vita. Stima infatti che solo un impulso del genere possa condurre nel campo della volontà sociale, al di là delle esaltazioni e dell’utopismo.
6. L’autore desidera pregare chi ancora volesse trovare in questo scritto qualcosa di utopistico, di riflettere come oggi, con certe idee che ci facciamo sui possibili sviluppi delle condizioni sociali, siamo lontanissimi dalla vita reale e come cadiamo in esaltazioni. Pertanto si vede come utopia ciò che è tratto dalla vera realtà e dall’esperienza di vita e che si è cercato di esporre in questo scritto. Qualcuno vedrà perciò in questa esposizione qualcosa di “astratto”, perché per lui è “concreto” solo ciò che è abituato a pensare, e quindi pensa che sia astratto anche il concreto che non è abituato a considerare (1).
7. L’autore sa che teste rigidamente inserite in programmi di partito saranno insoddisfatte delle sue esposizioni. Pure egli stima che molti uomini di partito arriveranno presto alla convinzione che i fatti dell’evoluzione sono già ben al di là dei programmi di partito, e che è soprattutto necessario un giudizio indipendente da quel programmi, relativo agli scopi immediati della volontà sociale.
Inizio di aprile 1919″
Rudolf Steiner

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